DONNA, DOMINATRICE DEL DOLORE

DONNA, DOMINATRICE DEL DOLORE
Alberto Lomuscio
Scuola di Medicina Naturale SOWEN
Sede di Milano
SUMMARY

   Pain is a sensitive input, and the linked Movement is Metal. However, every Movement plays a role in modulating pain and its perception, because the shen and the other energetic features of the Movements may increase, reduce and/or change the impact of pain on the patient. In this paper the pain is studied with particular attention at the feminine world, where the strength of tolerance is higher than in man: the Author suggests the hypothesis which could explain these observations.
KEY WORDS: Pain, Woman, Five Movements
RIASSUNTO

Il dolore è un’afferenza sensitiva, e il Movimento collegato è il Metallo. Comunque, ogni Movimento gioca un ruolo nel modulare il dolore e la sua percezione, in quanto sia lo shen che le altre caratteristiche energetiche dei Movimenti possono aumentare, ridurre e/o modificare l’impatto del dolore sul paziente. In questo lavoro il dolore viene studiato con particolare attenzione nei confronti del mondo femminile, nel quale la forza di sopportazione è maggiore rispetto al maschio: l’Autore propone alcune ipotesi per spiegare queste caratteristiche energetiche.
PAROLE CHIAVE: Dolore, Donna, Cinque Movimenti

ASPETTI ENERGETICI DEL DOLORE
I CINQUE MOVIMENTI DEL DOLORE

   Il dolore è sostanzialmente un’afferenza sensitiva, quindi il Movimento che lo connota è il Metallo, che può essere considerato “lo sfondo”, “il contenitore”, ossia lo scenario entro il quale si svolge il dramma teatrale del dolore vissuto. Ciascuno degli altri quattro Movimenti, però, si intreccia nella sua azione trasformativa con il Metallo, interagendo con esso a vari livelli energetici, e apportando le proprie caratteristiche al processo vitale globale che incorpora il dolore, plasmandone gli effetti sul soggetto che soffre, sul suo ambiente circostante, sul suo Shen, e così via. Ovviamente, queste modificazioni possono a loro volta caratterizzarsi come un’attenuazione del dolore o una sua esacerbazione, come uno stimolo a una migliore o peggiore sopportazione, come una via per arricchire il proprio bagaglio di esperienze o, al contrario, uno stimolo a rinchiudersi in un rancoroso isolamento, e così via.
E’ pertanto opportuno passare in rassegna le caratteristiche energetiche del dolore secondo i Cinque Movimenti [1,2]

TERRA.
Il Movimento-Terra ben funzionante è in grado di generare riflessione, capacità di catalogare, confronto dell’esperienza presente con le esperienze passate, in quanto la Terra è anche archivio e memoria di stoccaggio: tutte queste azioni sono destinate ad agire in senso benefico sul dolore, perché apportano una forma di razionalizzazione del dolore stesso, rendendolo più inquadrato nelle sue dimensioni causali, spazio-temporali, evolutive, e lo legano a una conoscenza oggettiva e oggettivabile che non di rado è germe di conforto, di confronto con casi analoghi (mal comune…), di consapevolezza tecnica, psicosomatica, esistenziale. [3]
Invece, il Movimento Terra che funziona in modo energeticamente disarmonico provoca ossessione fino a spunti paranoici, ma anche false concatenazioni causali tra gli eventi: il soggetto, ad esempio, può erroneamente pensare che la malattia o il dolore di cui soffre è conseguenza di  una propria colpa pregressa (vera o presunta), che genera sensi di colpa che alimentano un circolo vizioso del dolore; il meccanismo di questo circolo vizioso può essere il seguente: il dolore mal “digerito” da una Terra disarmonica provoca un’idea fissa, che a sua volta amplifica la componente psicogena di inquadramento e gestione del dolore, con conseguente ulteriore esacerbazione del dolore. Ma queste idee fisse e questi circoli viziosi, oltre ad peggiorare quantitativamente e qualitativamente il dolore, tendono anche a “fossilizzare” i pensieri del paziente, cristallizzandoli in una ragnatela inestricabile di connessioni fasulle che lo rendono psicologicamente meno disponibile sia all’ascolto di parole di verità oggettiva (anche se provengono da esperti), sia a raggiungere quella adattabilità e disponibilità al cambiamento che talora costituisce un’importante componente dei processi di guarigione, o per lo meno di approccio al problema.

LEGNO.
Il Legno è il Movimento di esteriorizzazione dallo Yin allo Yang, e quando è armonico rappresenta l’idea della “reattività” al dolore, reattività che si configura come un beneficio qualora sia in grado di riprodurre le cifre, ossia le caratteristiche, del Legno [4], e cioè:

A) se è modulata secondo l’armonia del Legno, ossia se la reazione, di qualunque natura essa sia (anche semplicemente prendere un farmaco, per esempio), rimane proporzionata al male, senza pericolose sottovalutazioni né tantomeno drammatiche amplificazioni;
B) se è “temporizzata” secondo la ciclicità del Legno, vero Maestro del tempo non lineare ma ciclico: quindi un intervento terapeutico deve essere, dal punto di vista cronologico, correttamente rapportato al dolore;
C) se si configura come un attacco aggressivo al male, così come il Legno è un’energia impulsiva, esteriorizzante, se vogliamo anche brusca e immediata.

Spesso la reattività del Legno è del tutto indipendente dal controllo dei centri nervosi superiori, che provocherebbe inutili perdite di tempo: si pensi, a titolo di esempio, al brusco movimento di allontanamento di un braccio quando la mano tocca inavvertitamente qualcosa di rovente.
Invece, il Movimento Legno in fase disarmonica vede in gioco sempre il concetto di reattività, ma si tratta in questo caso di una reattività isterica, scomposta, irrazionale e sproporzionata rispetto al problema da risolvere, che finisce per caricare la psiche del paziente di rabbia repressa, di frustrazione, di desiderio di scaricare la propria sofferenza su un capro espiatorio, assumendo a volte atteggiamenti di ostilità anche verso chi vuole aiutarlo: questa sorta di “resistenza alla terapia” è stata ottimamente descritta da Jodorowsky nel suo recente libro “La danza della realtà” [5]

FUOCO
Il Fuoco è il Movimento dell’espansione, della luce della consapevolezza (Shen), dell’emotività, della gioia di vivere [6] Quando è armonico, pertanto, rappresenta una modalità di approccio al dolore di tipo positivo, ottimistico, costruttivo, propositivo e aperta all’accettazione degli aiuti esterni. La luce della consapevolezza rappresenta anche la conoscenza, il sapere, e nei confronti del dolore l’approfondimento conoscitivo rappresenta spesso un capace alleato della terapia, oltre a conferire alla psiche del paziente un’energia positiva di tipo radiante, e quindi caratterizzata da un atteggiamento di tipo anti-entropico, ossia legato alle leggi della sintropia [7] le cui caratteristiche sono il seguire le leggi del Tao, quindi la costruttività, l’evoluzione verso l’armonia, l’eliminazione di ogni cacofonia, la semplicità (intesa come semplificazione di ciò che è complesso o disarmonico, quindi ad esempio anche la corretta cicatrizzazione di una ferita).
Invece, il Movimento Fuoco in fase disarmonica vede in campo un atteggiamento in cui la luce dell’intelligenza ha perso la sua lungimiranza e brillantezza, per cui si passa ad agire in modo ebete e stupido, curando ad esempio solo i sintomi senza badare alle cause; la degenerazione della gioia di vivere e dell’ottimismo provocano invece un atteggiamento semplicistico, facilone, superficiale, che sottovaluta o ridicolizza il problema. La degenerazione della radianza sintropica, a sua volta, ci conduce tra le braccia della perfida entropia, che ci allontana dalle leggi del Tao facendo sì che le nostre emozioni siano esagerate in un senso (ansia) o nell’altro (apatia), provocando scoppi d’ira che non risolvono nulla perché si concretizzano in verbalizzazioni tanto violente quanto sterili, o addirittura ci portano a compiere azioni che rappresentano il classico “rimedio peggiore del male”.

METALLO
Il Metallo è il movimento dell’interiorizzazione, del passaggio dallo yang allo yin, e sul piano psichico è la capacità di “sentire” sganciata dai meccanismi razionali della Terra o da quelli della consapevolezza omnicomprensiva del Fuoco [8]. “Sentire“ il dolore è anche un accoglierlo, farlo proprio, adattarvisi, interiorizzarlo per poi gestirlo, in una parola accettarlo, incorporarlo nei meccanismi automatici della vita, viverlo come componente ineliminabile del PO, delle leggi biologiche di base. Incorporarlo nella propria interiorità, ossia nella propria Acqua, vuole anche dire iniziare un processo di metabolizzazione del dolore, processo lungo il quale il dolore dal Metallo passerà nell’Acqua, e percorrendo il Cerchio dei Cinque Movimenti, diventerà esperienza vissuta, non più soltanto descritta a parole: da Verbo diverrà Carne, e l’esperienza ci struttura, ci aiuta  ad evolvere, ci realizza. Si può proprio affermare che “Un colpo di bastone crea una lesione, ma cento colpi di bastone creano un callo: è quella che chiamiamo esperienza”.
Invece, in fase disarmonica il Metallo agirà sul dolore creando sensazioni la cui caratteristica fondamentale sarà la non-accettazione psico-corporea del dolore, perché verrà meno quell’entrata trionfale nella Loggia dell’Acqua che rappresenta la corretta interiorizzazione del problema, quella da cui appunto  deriverà l’esperienza strutturante appena descritta. La non-accettazione provocherà pertanto una separazione (la separazione è Metallo!) dal dolore, e questa divisione, questo tentativo di “tagliare via” il dolore dal sé, sarà causa di una divisione interna dializzante che potrà portare all’energia psichica degenerata del Metallo, ossia la depressione angosciosa, quel “cedere le armi” che spesso i malati vivono cadendo in un’arrendevolezza, in una rassegnazione che non fa che peggiorare il problema, perché è proprio vero che “il medico addita la cura, ma chi guarisce è il malato” o, in altre parole, “il Maestro indica l’ombrello, ma è l’allievo che deve aprirlo”

ACQUA.
L’Acqua è il Movimento della individualità, della volontà, della potenzialità. Quando è in fase armonica, pertanto, l’Acqua fornirà la volontà di affrontare il dolore, darà impulso alle capacità progettuali condivise con il Legno, consentirà di “individualizzare” il dolore, quindi tenderà a far trovare al paziente tutte quelle soluzioni personali e spesso non applicabili ad altri, che aiutano a meglio gestire il dolore, come ad esempio anche semplici posizioni antalgiche, o l’evitare certi cibi, o il vento, e così via [9].
Invece, quando è disarmonica, l’Acqua provocherà una paura irrazionale che a sua volta sarà fonte di ulteriore sofferenza, oltre a essere causa di astensione (per paura, appunto) di adeguate terapie oppure, al contrario, di ricorso a terapie inadeguate e/o controproducenti, dettate unicamente dall’istinto irrazionale. Questi comportamenti abnormi, in fondo, riflettono la “non-corrispondenza” dell’individualità propria con l’individualità del proprio dolore, rivelandosi, sul piano esistenziale personale, un vero e proprio “errore di esistenza”, che causa la paura, il terrore del domani: in altre parole, quando l’errore diventa terrore, il dolore diventa sopore (della coscienza).

ASPETTI ENERGETICI DELLA DONNA

DONNA E ACQUA
L’Acqua va considerata come l’immensa forza Yin capace di produrre la vita, ossia la vera creazione nascosta che è origine dell’esistenza individuale e di specie.
L’uomo è creativo in quanto Legno-scintilla: il suo seme è il fulmine che scuote il mare primordiale generando la vita in forma organizzata e resa possibile dalla luce dello Shen, in qualità di ordinatore universale.La vita nasce dall’Acqua (anche quella dell’utero in gestazione), e la madre è Metallo nel momento in cui porta dentro di sé e accoglie la scintilla luminosa della vita (seme maschile portatore di energia del Cielo Anteriore  sotto forma di codice genetico che si organizzerà in individuo unico e irripetibile). E’ Acqua nel periodo dell’incubazione, che dura nove mesi. Diventa Legno nel momento in cui abbandona parte del suo Yin (momento del parto) e si “yanghizza” divenendo Legno che esteriorizza e fa nascere.
Il neonato, nel momento della nascita, a sua volta abbandona parte del suo Yin in quanto si allontana dalle fattezze dello Shao Yin (Rene-Cuore, ossia Acqua-Fuoco) e acquista quelle dell’asse delle variazioni; infatti:

A) Perde le fattezze-Acqua in quanto esce dal corpo della madre
B) Perde le fattezze-Fuoco in quanto non riceve più il sangue della madre tramite il cordone ombelicale
C) Perde le fattezze-Terra del Cielo Anteriore in quanto non riceve più nutrimento e ossigeno tramite il cordone ombelicale
D) Acquista le fattezze-Metallo del Cielo Posteriore in quanto apre gli alveoli ed espelle il meconio
E) Acquista le fattezze-Legno del Cielo Posteriore in quanto vede la luce, piange (le lacrime appartengono al Legno) e comincia il processo dell’organizzazione neuro-muscolare.

Poiché l’Acqua è individualità, aderenza alle radici biologiche, consapevolezza del Jing (laddove il Fuoco è consapevolezza globale e dello Shen), e poiché il dolore è parte integrante di qualsiasi processo biologico, del Jing, della materia, ne consegue che la donna, in quanto “Acqua” in misura molto maggiore rispetto all’uomo, vivrà il dolore come “connaturato” alla sua stessa materia, al suo stesso divenire, alla sua stessa individualità, e di conseguenza lo accetterà e lo sopporterà più agevolmente dell’uomo.
DONNA E TERRA
La donna è “casa”: casa del feto, nutrice dopo il parto, fulcro che trasforma la coppia degli estremi in famiglia, realizzando così un sublime “salto qualitativo”. Quindi da questo punto di vista la donna è Terra, più legata alla forma, alla materia, e vive con più naturalezza il dolore, che è legato alla materia, mentre non sopporta il dolore che viene dal “farsi yang” (il parto è esteriorizzazione, quindi Legno, quindi è un procedere verso lo yang), perché ci si allontana dalla materia verso l’energia: infatti il dolore del parto è il dolore più insopportabile che la donna possa provare.
Inoltre, avendo una sensibilità tattile più sviluppata rispetto  all’uomo, pur tuttavia sopporta meglio il dolore, sempre per lo stesso motivo anzidetto, ossia che è più collegata alla materia tangibile.
DONNA E FUOCO
Come affermato anche dalla Cabbala ebraica [10], la donna è più avanti dell’uomo nella scala evolutiva, e quindi sopporta meglio il dolore in quanto è più ricca di consapevolezza, virtù, come è noto, che appartiene alla Loggia del Fuoco. Se infatti si provoca un dolore inaspettato e improvviso, piuttosto che un dolore prevedibile, già razionalizzato e quindi dotato della consapevolezza di ciò che sta accadendo, si vedrà che nel secondo caso il dolore viene sopportato molto meglio: si pensi a quando il dentista tiene informato il paziente di quello che sta per avvertire, e si comprenderà come la consapevolezza consenta di meglio gestire il dolore.
In un lavoro sul dolore mestruale si è notato che anche nelle donne in cui la terapia agopunturistica non faceva diminuire il punteggio del dolore (misurato col metodo VAS) [11], tuttavia la qualità di vita veniva definita migliore, il consumo di analgesici diminuiva, e il numero di giornate lavorative perse diminuiva anch’esso: evidentemente anche solo l’approccio consapevole al dolore svolgeva un’azione altamente curativa.

DONNA E METALLO
Il Metallo è simbolo dell’immanenza, in quanto porta lo Yang nello Yin, e in questo senso anche la donna è, rispetto all’uomo, maggiormente “immersa” nella sostanza della vita [10], e quindi vive il dolore come facente parte della vita stessa, come “the dark side of the moon” della vita, come accennato più oltre a proposito del lavoro sul dolore nell’ I King [12], nel quale la dimostrazione che il dolore è connaturato alla vita biologica nasce da calcoli numerologici.
D’altro canto, senza dolore non ci sarebbe vita: pensiamo al concetto di allarme, di insegnamento, di prevenzione che il dolore sa generare.

DONNA E LEGNO
Il Legno, simbolo dell’esteriorizzazione, ossia del passaggio dallo Yin allo Yang, rende ragione della maggiore tendenza al pianto da parte della donna rispetto all’uomo: chi è più Yin, come la donna, tende infatti a sfogare le proprie emozioni cercando lo Yang, così come nell’uomo è più facile reagire alla sofferenza con una forma di chiusura di tipo Yin. Questa reazione, avvicinandoci al polo opposto al nostro, tende a conferire un certo grado di compensazione che crea un minimo di conforto.
Il Legno è anche il simbolo della esteriorizzazione del feto col parto: e se in molti casi la Donna sopporta meglio dell’Uomo il dolore, quando Ella, che è così profondamente  e dolcemente yin, è costretta a divenire yang, ecco che il dolore veramente è in grado di sopraffarla: il parto, momento in cui la donna grida di dolore perché deve trasfigurarsi in senso yang e non può più tenere il feto dentro di sé, è infatti il dolore più violento che essere umano possa sperimentare. Ma, in fondo, senza dolore non ci sarebbe vita, e la vita da sola non potrebbe esistere, senza dolore.
Interessante si rivela la visione ebraica del rapporto tra la prima donna, Eva, e il frutto proibito dell’albero della conoscenza, evento che avrebbe poi dato origine a tutti i mali dell’umana stirpe; viene qui di seguito riportato un passo di Ashkenazy [13]:
“Eva vide che ‘l’albero era buono da mangiare e che era piacevole agli occhi, e che era un albero desiderabile perchè rendeva sapienti’ (Genesi 3:6). Agli ochi di Eva quel frutto ha in sé tutti i doni che la vita ha da offrire: soddisfa il palato e placa la fame (‘buono da mangiare’), procura un godimento estetico (‘piacevole agli occhi’) e aumenta le capacità intellettive (‘rendeva sapienti’). In un breve attimo Eva ha la visione di tutto il raggio dell’esperienza umana e, mangiando il frutto dell’Albero, esprime una passione per la vita in tutte le sue manifestazioni. L’atto di violare il comandamento di Dio non è descritto come un soccombere alla tentazione da parte di una persona frivola e sciocca, ma come il gesto ardito di una persona curiosa con una voglia di vita capace di abbracciare tutto lo spettro delle possibilità vitali… Non c’è nessun indizio, qui, che Eva sia una minaccia sessuale per l’uomo, o che usi il suo fascino erotico per convincere l’uomo a mangiare il frutto proibito… Il narratore biblico mette in chiaro che Eva è motivata da un complesso di impulsi interiori legati non solo alla sua natura fisica, ma anche a quella intellettiva”.

DOLORE E I-KING

In un lavoro che analizzava il concetto del dolore nell’ I-King è emerso un dato numerologico interessante, ossia che tutti gli esagrammi e le linee mobili che erano coinvolti nell’argomento-dolore erano multipli del numero 3, e questo ha dato origine ad alcune considerazioni sul significato di questo reperto, considerazioni basate essenzialmente sul significato numerologico del numero 3 nel Taoismo. Analizziamo brevemente il senso numerologico dei numeri da 1 a 9 [12].
L’ Uno è il Tao, l’indifferenziato, il Due lo Yin-Yang duale, il Tre è la dinamizzazione di Yin e Yang, e queste prime tre sono le forze fondamentali informazionali che rendono possibile la realizzazione pratica del Tutto-che-vive.
Si passa poi alle Forze strutturanti, col Quattro, che simboleggia l’alternanza delle stagioni e delle energie che rende possibile il fiorire della vita sul piano realizzativo; il Cinque è la realizzazione delle suddette energie che trovano nella Quinta Stagione (la Terra) il loro perno centrale, ossia il volano d’inerzia; il Sei struttura il Cinque secondo le energie cosmiche, strati e livelli energetici, circolazione nictoemerale; il Sette aggiunge all’organismo vivente tutta la reattività emotivo-sensitiva delle cosiddette Passioni; l’Otto rappresenta la strutturazione globalizzante che rende l’organismo un “òlos”, ossia un Tutto-che-vive, mediante l’azione degli otto meridiani curiosi che, oltre a legarci all’ancestraità, rendono possibile la trasmissione della nostra identità alla discendenza. Ma l’Otto rappresenta anche la Conoscenza olistica, in quanto espressione dei Pa Kua, gli Otto Trigrammi. Infine, il Nove è il ritorno all’Uno, e il ciclo ricomincia.
Sembra quindi che il Tre rappresenti da un lato il rapporto con le Forze primigenie che rende possibile il ricircolo di Yin e Yang in modo che diventino creatori di vita, e dall’altro il rapporto con le successive Forze strutturanti e realizzative che diventano creatrici di vitalità biologica: ma questo ruolo di “pivot”, che traghetta le forze creatrici verso la materia creata non è forse tipico della capacità generante-la-vita propria della donna? Evidentemente sì! Dunque, se la vita viene vista come cerniera tra creazione e strutturazione, ne consegue che anche il dolore, la sofferenza e la malattia, in ultima analisi, si trovano situati in questo punto simbolico: in altre parole, vita e sofferenza sono due facce della medesima medaglia, così come donna e dolore.
E allora, così come la vita domina il dolore con la forza della sua incessante e vincente evolutività, così anche la donna, con la forza della sua capacità generante-la-vita, si rivela Dominatrice del Dolore.
BIBLIOGRAFIA

1. Connelly DM: Agopuntura tradizionale: la legge dei cinque elementi. Ed. Oltre il Ponte, Milano 1990
2. Atti del Convegno ALMA-AFAC “I Cinque Movimenti”, Milano, 06/11/1993
3. Atti del Primo Seminario SIA 2006 “La loggia della Terra”, Milano, 31/03/2006
4. Atti del Seminario SIA “La loggia del Legno”, Milano, 26/11/2004
5. Jodorowski A: La danza della realtà. Universale Economica Feltrinelli Ed., Milano 2006
6. Atti del Convegno ALMA-AFAC “La loggia del Fuoco”, Milano 30/11/1996
7. www.sintropia.it/libri/libri.htm
8. Atti del convegno ALMA-AFAC “Movimento Metallo: quando a soffrire è la tigre bianca”, Milano 02/12/1995
9. Atti del Secondo Seminario SIA 2007: La Loggia dell’Acqua – Milano 30/11/2007, in press
10. Schwarz A: Cabbala e Alchimia. Garzanti  Ed., Milano 2004
11. Bresciani S, Mezzopane R, Malavasi R, Lomuscio A: La terapia con agopuntura nella  dismenorrea. Riv. Ital. Agop. 41:108, 2003
12. Lomuscio A: Il dolore nell’ I-King. Atti XXIII Congresso Nazionale SIA, Milano,10 – 12/10/2003, Nuova Ipsa ed., Palermo, 2003
13. Ashkenazy N: Eve’s journey. Femminine images in hebraic literary tradition. Wayne State University Press, Detroit, 1986